Chiara Manzi

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Eritritolo e rischio cardiovascolare: evidenze o allarmismo?

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Il 27 febbraio 2023 veniva pubblicata su Nature Medicine una ricerca che mette sotto accusa l’eritritolo, correlandolo a un aumento dei rischi cardiovascolari, ictus e trombosi a causa dell’aggregazione piastrinica. Come spesso accade, i titoli allarmistici riportati dalla stampa creano scalpore ma non rispecchiano quanto effettivamente viene evidenziato dalla ricerca. Capiamo perché. 

La notizia è frutto di una recente pubblicazione su Nature Medicine “The artificial sweetener erythritol and cardiovascular event risk” (1), che prende in questione un ampio studio diviso in più parti ma riporta un errore già nel titolo, siccome l’eritritolo non è un dolcificante artificiale, bensì naturale

La prima parte dello studio è stata condotta su tre vaste coorti, attraverso la metabolomica – la scienza che non osserva il consumo di un alimento bensì i metaboliti ci sono nel sangue- su soggetti affetti da patologie. Le tre coorti considerate erano rispettivamente: una coorte iniziale non identificata (1157 persone), una coorte statunitense (2152 persone) e una europea (833 persone). 

Sia la coorte inziale che quella statunitense hanno considerato individui con un’età compresa tra i 55 e i 72 anni, la coorte europea, invece, si è focalizzata su soggetti di età compresa tra i 60 e gli 81 anni (con evidenti conseguenze sulla statistica delle morti). 

A seguito dello studio condotto sulle coorti sono stati poi verificati i fenomeni sulla correlazione tra eritritolo plasmatico e aggregazione piastrinica, dapprima in vitro e poi in vivo su topi. 

Infine, i livelli di eritritolo nel sangue e la permanenza nel sangue, sono stati monitorati in 8 soggetti sani somministrando una bevanda contenente 30 g di eritritolo. 

La letteratura

Ad oggi esistono su Pubmed 2503 studi sull’eritritolo, molti dei quali testimoniano effetti positivi e antiossidanti per la salute umana, tra cui l’attenuazione dello stress ossidativo diabetico attraverso la modulazione del metabolismo del glucosio e della perossidazione lipidica (2) e il miglioramento della funzione endoteliale in pazienti con diabete mellito (3). Gli altri studi che hanno analizzato aspetti negativi non hanno avuto evidenti riscontri. 

Nel 2003, il Comitato Scientifico per l’Alimentazione di EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha emesso un parere, concludendo l’eritritolo è sicuro come additivo alimentare e non ha ritenuto opportuno fissare una DGA numerica per l’eritritolo, evidenziando possibili effetti lassativi per un consumo di 1 g/kg di peso corporeo (un valore molto alto) (SCF, 2003)(4).

Lo studio di Nature Medicine 

Ogni coorte di popolazione osservata era già ad alto rischio cardiovascolare in quanto costituita da persone obese, in sovrappeso, con diabete, ipertensione, fumatori e di età avanzata.

La popolazione studiata è stata divisa in quattro gruppi (quartili), in base al contenuto di eritritolo riscontrato nel sangue:

  1. Basso
  2. Medio basso
  3. Medio alto 
  4. Alto

Solo nel quarto quartile, ovvero nei casi in cui l’eritritolo era alto nel sangue, si sono osservati più numerosi eventi cardiovascolari in 3 anni, ovvero il 20% in due coorti e il 55% in Europa (dovuto all’età più avanzata dei componenti della coorte europea).

Alcune criticità degli studi di coorte

Gli stessi ricercatori evidenziamo i limiti della loro ricerca.

In primo luogo, esistono diversi metaboliti che hanno una struttura chimica isometrica rispetto all’eritritolo, e quindi estremamente simile. Pertanto, è difficile essere certi di aver analizzato solo l’eritritolo. 

Inoltre, il nostro organismo produce eritritolo endogeno nel metabolismo del glucosio o dopo l’ingestione di xilitolo, soprattutto in situazioni di stress ossidativo, sovrappeso e obesità.

Infine, nella ricerca non viene menzionato alcun tipo di questionario di frequenza attuo a conoscere che cosa mangiassero i soggetti in questione, di conseguenza, data la recente diffusione dell’eritritolo sul mercato, non abbiamo alcuna certezza se i soggetti in esame consumassero eritritolo alimentare. La popolazione, infatti, è stata osservata non dopo il 2018 anno in cui il consumo di eritritolo era poco diffuso. Hazen, presidente del dipartimento di scienze cardiovascolari e metaboliche dell’Istituto di ricerca Lerner della Cleveland Clinic e autore senior del lavoro, ha detto che le prime coorti che ha esaminato includevano campioni provenienti da prima che l’eritritolo fosse ampiamente disponibile.

Infine, la rilevazione dei metaboliti è stata effettuata solo all’inizio dello studio durato tre anni, senza controlli periodici o di fine periodo, se non aver riscontrato quante persone hanno manifestato eventi acuti, talvolta fino alla morte. 

Livelli sierici alti di eritritolo endogeno sono rilevati nell’obesità

Un problema, sollevato sia da Karen Aspry, prof.ssa associata di medicina alla Brown University, sia da Deirdre Tobias, epidemiologa della nutrizione e dell’obesità presso il Brigham and Women’s Hospital, è che le condizioni che causano malattie cardiache potrebbero anche causare alti livelli di eritritolo nel sangue.

Aspry ha dichiarato che il confronto dell’eritritolo avrebbe dovuto essere fatto con il saccarosio, il componente chimico dello zucchero da tavola, e non con un parente del glucosio, come invece è stato fatto, e che avrebbe voluto vedere molto di più sull’effetto del composto su altri rischi cardiovascolari, come i livelli di colesterolo, non solo sulla coagulazione. Ha anche osservato che studi passati sulla funzione delle pareti dei vasi sanguigni, che normalmente coincidono con gli studi sulla funzione delle piastrine, hanno mostrato un beneficio.

Esiste anche un eritritolo endogeno prodotto a partire dal glucosio nella via dei pentoso fosfati (5). Pertanto, è un biomarcatore del metabolismo del glucosio e di rischio di incorrere in diabete.

Il ciclo dei pentoso fosfati viene attivato quando la cellula ha bisogno di ribosio per la sintesi di nucleotidi o di NADP+ ridotti per le reazioni di sintesi.

La via dei pentoso fosfati è una via di ossidazione del glucosio alternativa alla glicolisi e si attiva per:

  1. produrre sostanze a 5 atomi di carbonio necessarie alla cellula come il ribosio del DNA;
  2. indirizzare i pentosi (come il fruttosio) verso la glicolisi o la gluconeogenesi;
  3. contrarrestare lo stress ossidativo.

L’aggregazione piastrinica 

Alla base di eventi cardiovascolari avversi, una delle concause è data dalla formazione di trombi nei vasi sanguigni. Perciò, in un secondo momento lo studio si è concentrato nel ricercare quale tipo di correlazione potesse esisterete tra livelli elevati di eritritolo nel sangue e la formazione di trombi. Attraverso analisi in vitro è stato somministrato eritritolo fino all’osservazione di aggregazione piastrinica. 

Come viene spesso fatto in ricerche scientifiche il fenomeno viene dapprima studiato in vitro, esagerando quando accade nella realtà. Infatti, nello studio è stato utilizzato PRP cioè plasma arricchito con un’elevata quantità di piastrine e ricco di cellule staminali, in modo da ottenere realtà amplificata, per vedere in poco tempo l’effetto dell’eritritolo sull’aggregazione delle piastrine in laboratorio con un concentrato piastrinico, e non nella loro naturale evoluzione reologica.

“L’aggregazione piastrinica, come il tappo piastrinico, è un evento positivo, che in casi non patologici salva la vita perché, creando un coagulo limita la emorragie – afferma il dott. Massimiliano Carassiti – l’eccessiva aggregazione piastrinica può diventare un problema solo se c’è una infiammazione sulle pareti dei vasi, che risultano così più inclini ad ospitare l’accumulo di placche e quindi ad ostruirsi”.

Conclude il dott. Massimiliano Carassiti “si tratta di un’evidenza di tipo sperimentale, in una condizione esagerata. Il dato è accettabile e va considerato all’interno degli effetti positivi e degli indiscussi benefici che può avere l’uso di eritritolo all’interno di una dieta equilibrata, perché può aiutare a ridurre l’assunzione di zucchero dando effetti antiossidanti e protettivi verso il diabete, come segnalano le ricerche in vivo.

L’uso di eritritolo potrebbe quindi ridurre lo stato infiammatorio che a sua volta potrebbe causare l’accumulo di placche piastriniche sulle pareti delle arterie e avere in tal modo avere un impatto positivo sulla clinica: sull’incidenza del diabete, obesità, riduzione fattori di rischio cardiovascolari, sindrome metabolica”.

In seguito alle osservazioni sull’aggregazione piastrinica in vitro, sono stati eseguiti studi in vivo nei topi monitorando sia la velocità di formazione dei coaguli sia il tempo di cessazione del flusso sanguigno utilizzando un modello di lesione dell’arteria carotidea indotta da FeCl326. In particolare, rispetto alla soluzione salina (veicolo) o all’1,5-AHG, l’aumento dei livelli circolanti di eritritolo ha determinato un netto aumento della velocità di formazione dei trombi e una significativa riduzione del tempo di cessazione del flusso sanguigno in seguito alla lesione arteriosa. 

Tale osservazione riguarda tuttavia uno stato estremamente grave quale la situazione di lesione dell’arteria carotidea, situazione che anche in assenza di eritritolo causa infiltramento di sangue all’interno della parete del vaso. Il risultato che ne consegue è un progressivo restringimento del lume della carotide interessata, con la conseguente riduzione del flusso sanguigno verso il cervello. Da qui il rischio di avere un’ischemia cerebrale.

Conclusioni

In attesa di ulteriori studi in vivo effettuati in condizioni meno estreme, è importante utilizzare l’eritritolo come strumento per condurre una dieta sana ed equilibrata che riduca lo stato infiammatorio del nostro organismo e contribuisca al raggiungimento del peso corporeo ideale.

Infatti, ad oggi è l’unico dolcificante che ha effetti benefici evidenziati in vivo mentre non sono stati verificati effetti secondari negativi per la salute.

Alla luce dei risultati incerti di questo studio, per il principio di precauzione, consiglio di non assumere più di 0,5-1 g di eritritolo per chilo di peso ideale e di suddividere tale assunzione in varie dosi durante la giornata, evitando di assumerne oltre 15 g in una sola dose (in una bevanda o in un dolce).

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha stilato nel 2022 un documento in cui ribadisce che, in aggiunta al consumo quotidiano di zucchero naturalmente presente in 300 g di frutta e 250 g di latte o yogurt, un consumo di 24 g di zuccheri semplici aggiunti nell’adulto e 12 g nel bambino non ha effetti negativi sulla salute.

Quindi evitando l’assunzione di zuccheri semplici aggiunti (quante volte aggiungiamo zucchero nel sugo o nella pizza, e quanti ne aggiunge l’industria in sughi pronti, preparati per brodi, paste ripiene, yogurt, cornflackes, salumi ecc) in bevande, succhi di frutta, frutta essiccata, possiamo utilizzare una piccola quantità di zuccheri semplici per preparare dolci.

Impariamo a cucinare dolci realizzati con poco zucchero e poco eritritolo in attesa che si esprima in modo accertato la comunità scientifica: il cauto utilizzo di eritritolo risulta strategico nel tenere a bada il consumo di zucchero. 

Ricordiamo che è sempre la dose che fa il veleno. 

Non si può parlare di sicurezza nutrizionale dei dolci se non all’interno di uno stile alimentare antiaging che tenga conto del bilanciamento di tutta la giornata alimentare e riduca il consumo di zuccheri semplici naturalmente presenti nei cibi e aggiunti secondo le linee guida OMS. 

E’ fondamentale rieducare il palato a sapori meno stucchevoli, riducendo così l’utilizzo di dolcificanti e zucchero, al fine di non creare dipendenza dal sapore dolce.

L’eritritolo dolcifica il 30% in meno dello zucchero, pertanto, è facile abusarne per ottenere la super dolcezza caratteristica di molti dessert. Utilizzarlo nelle ricette nella stessa quantità dello zucchero o meno aiuta a far emergere il gusto degli altri ingredienti del dolce e a non farci cadere nella dipendenza dal sapore dolce.

Un esempio? Meglio abituarsi a bere le bevande non dolcificate e ricercare nel gusto dei dolci il sapore vero degli ingredienti.

“Lo studio merita attenzione, ma i risultati vanno verificati da indagini più solide. Anche se fossero accertati gli effetti negativi, andrebbero definite le dosi che inducono tali effetti negativi, considerando gli accertati benefici. Allo stato attuale, è assolutamente ingiustificato e anche pericoloso abbandonare l’eritritolo per tornare allo zucchero, il cui elevato consumo è un riconosciuto rischio per la salute” afferma il Prof. Alberto Mantovani, già tossicologo dell’Istituto Superiore di Sanità.

Per maggior tranqullità di chi consuma abitualmente eritritolo, consiglio di verificare lo stato di salute delle arterie attraverso esami di routine come:

  • doppler dei vasi epiaortici (carotidi), dell’aorta, coronarie
  • colesterolo hdl e ldl
  • trigliceridi
  • emocromo
  • aptt, pt, INR, fibrinogeno e DDimero

Riassumo i principali limiti della ricerca pubblicata su Nature Medicine: 

  • L’eritritolo è un dolcificante naturale, al contrario di quanto definito del titolo della ricerca “artificial sweetener erythritol”
  • La ricerca, eseguita con metabolomica, non ha analizzato le abitudini alimentari dei soggetti, in particolare questi non erano consumatori di eritritolo perché nel momento di prelievo del sangue l’eritritolo non era ancora commerciato per uso alimentare.
  • I soggetti considerati dalle coorti erano tutti soggetti a rischio cardiovascolare: over 55, nel caso della coorte europea over 60, con malattie coronariche, pressione alta e/o diabete.
  • Non è certo che si sia analizzato esattamente l’eritritolo: è difficile isolare l’eritritolo in analisi metabolomica perché ha molti isomeri.
  • L’eritritolo è prodotto endogenamente come metabolita di xilitolo e glucosio.
  • Secondo alcuni ricercatori le condizioni che causano malattie cardiache potrebbero anche causare alti livelli di eritritolo nel sangue.
  • L’aggregazione piastrinica non è di per sé un evento avverso.
  • Le ricerche sull’aggregazione piastrinica sono state condotte su un plasma arricchito in piastrine, per aumentarne la risposta.
  • Si tratta della prima di 2503 ricerche sull’eritritolo che alza dei dubbi, sono necessarie altre ricerche più dettagliate. Mettere in cattiva luce l’eritritolo può favorire il consumo di zucchero, i cui effetti dannosi sono ben noti. 
  • È la dose a fare il veleno, aggiungere enormi quantità di eritritolo è comunque sbagliato. È necessario rieducare i palati a gusti più veri e meno dolci.

1. Witkowski, M., Nemet, I., Alamri, H., Wilcox, J., Gupta, N., Nimer, N., … & Hazen, S. L. (2023). The artificial sweetener erythritol and cardiovascular event risk. Nature Medicine, 1-9.

2. Yokozawa, T., Kim, H. Y., & Cho, E. J. (2002). Erythritol attenuates the diabetic oxidative stress through modulating glucose metabolism and lipid peroxidation in streptozotocin-induced diabetic rats. Journal of agricultural and food chemistry50(19), 5485-5489.

3. Flint, N., Hamburg, N. M., Holbrook, M., Dorsey, P. G., LeLeiko, R. M., Berger, A., de Cock, P., Bosscher, D., & Vita, J. A. (2014). Effects of erythritol on endothelial function in patients with type 2 diabetes mellitus: a pilot study. Acta diabetologica51(3), 513–516. 

4. Scientific Opinion on the safety of the proposed extension of use of erythritol (E 968) as a food additive (EFSA)

5. Hootman, K. C., Trezzi, J. P., Kraemer, L., Burwell, L. S., Dong, X., Guertin, K. A., … & Cassano, P. A. (2017). Erythritol is a pentose-phosphate pathway metabolite and associated with adiposity gain in young adults. Proceedings of the National Academy of Sciences114(21), E4233-E4240.

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